“Le donne fanno tutte le puttanelle in tv, e quelle in giro per la strada si vestono tutte come loro, poi perchè si lamentano di essere trattate da troie? Se una si veste così ho il DIRITTO di trattarla da troia.”
“Giusto così, le donne devono essere porche e mute”.
“Figuriamoci se una nazifemminista non ci faceva su un articolo contro gli uomini. Spiegami cosa ci sono andate a fare dentro l’auto se non volevano cazzo”.
“Smettiamola di chiamare ‘femminicidio’ un comune omicidio! L’unico caso vero di femminicidio, se vogliamo sdoganare questo termine inutile, ovvero una uccisione per motivi di sesso è l’aborto praticato in Cina. Il resto è fuffa”.
“La sua unica colpa è che l’amava troppo, non voleva perderla. Uno può anche impazzire per amore. Dai, un raptus capita”.
“Se le donne si vestono così, allora se la cercano…”.
“Parlare di femminicidio è un atto di puro odio verso gli uomini. Non c’è niente di peggiore, di perseguire un gruppo, etnia, razza per un presunto crimine collettivo. Dietro la propaganda del femminicidio c’è proprio questo. Persecuzione.”
“Parafrasando quello che diceva una femminista storica, una donna ha bisogno di un pesce oppure di una bicicletta, però senza sellino.”
“Veramente, adesso avete rotto i cosiddetti con questo nazifemminismo castrante. Se non volete essere trattate da puttane allora smettete di comportarvi come tali, e un ceffone ogni tanto vi fa soltanto bene!”
(…)
Nota a margine: «Questi commenti raccolti dal web sotto ad articoli di cronaca che descrivono molestie, abusi e violenze hanno tutti una medesima matrice culturale. Possiamo anche fare finta che non sia così, ma l’idea che non ci sia una forte correlazione tra il marciume sessista e le azioni di un troglodita è semplicemente illogico e folle.»
L’espressione “Se l’è cercata”, anche sottintesa, resta tra le più diffuse.
Le parole uccidono due volte.
Le parole uccidono prima.
“Se l’è cercata”, project © Daniele Deriu – Photo Philosophy
