two smiles

two smiles

«Per me il presente è l’eternità e l’eternità è sempre in movimento, scorre, si dissolve. Questo attimo è vita. E quando passa, muore. Ma non si può ricominciare a ogni nuovo attimo, ci si deve basare su quelli già morti. È un po’ come le sabbie mobili… senza scampo fin dall’inizio. Un racconto, un quadro possono far rivivere un poco la sensazione, ma mai abbastanza, mai abbastanza. Niente è reale, eccetto il presente, e io mi sento già soffocare sotto il peso dei secoli. Un centinaio di anni fa una ragazza ha vissuto come vivo io. Poi è morta. Io sono il presente, ma so che anch’io me ne andrò. L’istante sublime, la fiamma che consuma arriva e subito scompare: sabbie mobili, sempre. E io non voglio morire.»

(Sylvia Plath, “ Diari”, estratto)

«Morire | È un’arte, come qualsiasi altra cosa. | Io lo faccio in un modo eccezionale | Io lo faccio che sembra un inferno | Io lo faccio che sembra reale. | Ammetterete che ho la vocazione.»

(Sylvia Plath, da Lady Lazarus)

 

Nota: era passato appena un mese dalla pubblicazione del romanzo “The Bell Jar” (La campana di vetro) quando Sylvia si tolse la vita. Era l’11 febbraio del 1963… completò la poesia intitolata “Orlo”, preparò pane e burro per i bambini, sigillò accuratamente porte e finestre ed inserì la testa nel forno a gas. Aveva trent’anni. Molti sostengono che in realtà lei non volesse morire, proprio come scrisse in quella pagina del diario… ma come tanti, avesse semplicemente il bisogno di rivolgere al mondo una disperata richiesta di aiuto. Di certo, in lei, convivevano due anime e due diversi sorrisi. Sabbie mobili, sempre.

Daniele Deriu

 

“two smiles”, [illusions perdues] photo-artwork Daniele Deriu, 2012 © All Rights Reserved

 

 

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