Nora

Nora

«Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell’immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.

Noi siamo sardi.»

(…)

«Intendo ricordare la Sardegna della mia fanciullezza, ma soprattutto la saggezza profonda ed autentica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi (…) nonostante la loro assoluta mancanza di cultura, fa credere ad una abitudine atavica di pensiero e di contemplazione superiore della vita e delle cose di là della vita. Da alcuni di questi vecchi ho appreso verità e cognizioni che nessun libro mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi, maestri e scolari a un tempo, al cospetto dei grandiosi arcani della natura e del cuore umano…»

(da “Il Convegno”, Omaggio alla Deledda (N. Valle), 1959.)

 

Maria Grazia Cosima Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936), Premio Nobel per la letteratura nel 1926.

 

Nora”, [umbram venti gallery] photo-artwork Daniele Deriu, 2013 © All Rights Reserved

 

Breve nota: era già buio nella serata di lunedì 18 novembre, quando una “bomba d’acqua”, una impetuosa onda di piena causata dal Ciclone Cleopatra ha travolto e sommerso diversi quartieri di Olbia, la città che ha pagato il tributo più alto in termini di vite umane… ben 9 in città sul totale di 16 vittime in tutta la Sardegna (oltre ad un disperso ancora non trovato). Dedico le parole della “nostra” Deledda alla fierezza e alla voglia di ricominciare che ho letto negli occhi dei miei conterranei mentre spalavano via il fango dalle strade e dalle abitazioni. Io sono sardo.

Daniele Deriu, Novembre 2013

 

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