Daniele Deriu: Vermeer’s pearl

Daniele Deriu: Vermeer’s pearl

“La vita silenziosa delle cose appare riflessa entro uno specchio terso; dal diffondersi della luce negli interni attraverso finestre socchiuse, dal gioco dei riflessi, dagli effetti di trasparenze, di penombre, di controluce”

(Le Garzantine, Arte, ed. 2002, pag. 1270.)

 

Era da molto tempo che volevo provare a dare una mia interpretazione al dipinto più famoso di Jan Vermeer. Non che il mondo ne sentisse la necessità, per carità, ma da “pittorialista” sentivo di volerci provare… al punto che ho persino compiuto opera di “deroga” alla mia “regola stilistica” di celare sempre lo sguardo di chi ritraggo. Alla fine non ne è venuto fuori un capolavoro. Anzi, direi niente di più di un dignitoso tributo.

Comunque.

La verità è che sono sempre stato affascinato dai lavori di Vermeer… forse per via del suo approccio  “fotografico” alla pittura. Faceva infatti uso, molto probabilmente, di una “camera oscura” per definire gli effetti di luce e perfino quelli di “fuori fuoco”, tecniche visive assai simili alla fotografia contemporanea.

La camera oscura in questione era una sorta di scatola chiusa sui sei lati, dove in uno dei lati veniva collocata in un foro una lente convessa, mentre sul lato opposto la scatola presentava un foglio traslucido (simile alla carta che si usa per usi alimentari): su questo foglio si veniva a formare l’immagine capovolta di quanto entrava nell’angolo visivo della lente convessa. Nemmeno a dirlo, all’epoca non era ancora stato scoperto un sistema per “imprimere” l’immagine e stamparla… però questi strumenti ottici gli permettevano di evitare disegni preparatori per definire le zone d’ombra e l’esatta fisionomia dei volti.

Ma adoro Vermeer soprattutto perché era interessato alle scene “prosaiche”, di vita quotidiana. Leggere, versare latte, studiare, eseguire un lavoro… niente di eclatante, piccoli gesti, ma riportati con una precisione ed una intensità fotografica a cui mi sono sempre ispirato.

 

Daniele Deriu.

“Vermeer’s pearl”, 2015 © Daniele Deriu

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